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domenica 28 maggio 2017

Le terapie "naturali" sono lecite ma bisogna conoscerne i limiti


La storia del bimbo di sette anni entrato in coma e poi deceduto in seguito ad una otite media trattata solo omeopaticamente, ha scosso sicuramente l'animo di molti e indotto numerose discussioni.
Attingendo alle mie esperienze di pediatra, voglio scrivere qui di seguito delle brevi riflessioni.
Trovo assolutamente lecito cercare di curare i bambini con metodi "naturali" e doveroso non imbottirli di farmaci, soprattutto di antibiotici per qualsiasi febbricola. Anche quando sono affetti da febbre alta, se il medico li visita giornalmente e/o istruisce bene i genitori sui sintomi "benigni" e quelli che devono far scattare un campanello d'allarme, ed è inoltre ragionevolmente sicuro che non si tratti di una infezione batterica, si può ricorrere ad una terapia sintomatica e/o o "naturale" per qualche giorno, senza prescrivere antibiotici. Ma se la febbre alta si protrae per più di tre giorni è necessario rivalutare attentamente la situazione. Nel caso qui riportato è imperdonabile che si sia sottovalutata una febbre di quindici giorni con una diagnosi di otite. Le infezioni dell'orecchio medio, per la vicinanza alle meningi e quindi al cervello, possono essere molto pericolose se non trattate adeguatamente.Lasciare un bambino senza terapia antibiotica per così lungo tempo è una negligenza inaccettabile, è un reato.
I genitori devono venir sensibilizzati su questi temi. La responsabilità è principalmente di chi li ha in cura e non sa curarli ma i genitori hanno l'obbligo di informarsi e di sapere a cosa vanno incontro quando si affidano tout court a terapie alternative.

Maria Letizia Del Zompo

Sull'uso indiscriminato di antibiotici


Prendo spunto da un articolo (di cui sotto il link) dal titolo: "I batteri resistenti agli antibiotici uccideranno una persona ogni tre secondi".
Non mi piace e non mi è mai piaciuto fare allarmismi ma questo è un problema serio legato all'indiscriminato uso degli antibiotici.
Troppo spesso vengono prescritti e richiesti in casi in cui non servono affatto e troppo spesso, anche se necessari, vengono somministrati antibiotici che io chiamo "ammazza tutto", quando invece una mirata anamnesi e una valutazione più attenta della malattia potrebbero far optare per antibiotici più soft, perché a più limitato spettro.
"Fra l'altro l'Italia è il Paese europeo con le più elevate percentuali di resistenza verso quasi tutti gli antibiotici."
Posso confermare che p.e. in Germania, dove ho esercitato la mia professione, nei bambini si riescono a curare polmoniti con antibiotici per bocca e a spettro limitato. Non si può sparare sempre con un cannone contro un passerotto.
Dobbiamo rieducarci anche in questo.
P.S.: Scrivere queste righe dopo l'episodio di un bambino entrato in coma e deceduto a causa di una otite media trattata omeopaticamente, invece che con antibiotici, sembra un controsenso, ma non lo è.
Sul caso riportato ho scritto un breve articolo che trovate qui:

https://ml-delzompo.blogspot.it/2017/05/le-terapie-naturali-sono-lecite-ma.html

Maria Letizia Del Zompo

sabato 20 maggio 2017

Sull'obbligatorietà delle vaccinazioni


Per 20 anni ho svolto la mia attività di medico pediatra in Germania dove non esiste l'obbligo di vaccinazione. Ma me lo sarei augurato. Le discussioni con i genitori erano quasi giornaliere (ogni giorno eseguivo tante vaccinazioni), perché anche in Germania la schiera degli scettici non manca di proseliti.
I genitori che non riuscivo a convincere (pochi), li invitavo a trovarsi un altro pediatra. Perché? Perché non volevo essere complice di quella che ritengo tuttora una lesione del diritto all'incolumità dei bambini.

E sì che sono sempre stata un medico alternativo. Mi sono occupata di medicina cinese e di psicosomatica, ho sempre prescritto pochissimi farmaci e sono per un dialogo con il paziente che deve poter decidere insieme al medico la terapia più giusta. Ma ci sono limiti.

Le malattie infantili non sono affatto "benigne". Bambini che contraggono il morbillo vanno incontro p.e. a complicanze gravi a medio e lungo termine sulle quali non mi voglio dilungare qui.

Dico però che, se si è deciso per la obbligatorietà, è un controsenso non estenderla al periodo della scuola. Se si inizia un ciclo di vaccinazioni, bisogna anche terminarlo.
Nei bambini dai sei anni in su, si effettuano i richiami che sono essenziali per garantire il livello di immunità utile a non far più circolare le malattie.
Ma perché si fanno sempre le cose a metà? Un compromesso stupido e deleterio.

Maria Letizia Del Zompo

P.S.: La foto non è fuori tema! Proprio i bambini immunodepressi, magari perché hanno dovuto subire una chemioterapia, hanno particolarmente bisogno che tutti gli altri siano vaccinati. Invece che di cancro, rischiano di morire di morbillo, come è già purtroppo successo. Questo va assolutamente evitato.

giovedì 18 maggio 2017

L'onestà


Onestà è cercare di raggiungere tutto ciò che desideri solo con il sudore del tuo impegno, mai sottraendo ad altri.
Onestà è anche essere coscienti dei propri limiti, dare il giusto valore agli altri,riconoscere le proprie "ombre" e non proiettarle su altri

Maria Letizia Del Zompo

Allontanare un figlio perché gay.È questo un genitore?


Cosa porta dei genitori ad allontanare una figlia solo perché omosessuale?
Come è possibile che un credo religioso, o convinzioni su ciò che dovrebbe o non dovrebbe  essere la sessualità, inducano una madre e un padre ad anteporre l’osservanza del loro credo al benessere e alla felicità di una creatura che hanno messo al mondo?
Un genitore che si comporta così, ama il proprio figlio?
Si è troppo duri se si ipotizza che questo comportamento sia inconciliabile con il concetto d’amore?
Persone prigioniere dei propri pregiudizi rovinano la vita di chi dovrebbe essergli il bene più prezioso.

Il punto della discordia non riguarda principi che giustamente ognuno di noi vorrebbe vedere rispettati. Non si parla del non uccidere, non rubare, non sfruttare gli altri. Si parla di una libera scelta che non limita la libertà, né il benessere di alcuno.
Seppur lecito pensarla diversamente, nessuno può limitare le libere scelte dell’altro, come quella riguardanti il sesso, il colore della pelle o la religione del proprio compagno/a.

E nessun genitore può ritenersi veramente tale se non riesce a stargli a cuore la felicità del proprio figlio/a e preferisce vederlo soffrire, allontanandolo, piuttosto che rivedere il proprio modo di pensare o trovare un compromesso accettabile per tutti. 
È una affermazione dura, ma la vedo così.

La libera scelta della persona da amare è direttamente legata alla possibilità di essere felici nella vita. Nessuno riesce ad essere  felice se impedito nel suo bisogno primario di amare chi vuole ed essere amato da chi ha scelto. 

Maria Letizia Del Zompo

http://www.lastampa.it/2017/05/17/edizioni/aosta/io-sbattuta-fuori-casa-perch-lesbica-IORSIt9qd8AZIKJTm2hQcO/pagina.html

Godiamoci questa maledetta, scombinata vita


Lo ricordo anche a me stessa... spesso perdiamo tempo a rincorrere ciò che non vuole essere raggiunto, a lamentarci per ciò che potremmo cambiare, ad arrabbiarci per ferite che noi stessi ci infliggiamo o ci siamo inflitti. Manchiamo di chiarezza.

La chiarezza è figlia della semplicità, la semplicità è figlia dell'intelligenza e l'intelligenza è figlia della capacità di leggere il mondo con gli occhi del cuore.

Godiamoci questa maledetta, scombinata e straordinaria vita.


La vita... una macchia di colore che emerge dal buio.


Testo e foto
Maria Letizia Del Zompo

venerdì 12 maggio 2017

La moralità a singhiozzo


Molti si rifanno a valori cristiani per giustificare la loro opposizione al riconoscimento di diritti civili fondamentali quali quelli per esempio riguardanti le coppie omosessuali o il fine vita.
Talora incitano a boicottare in Parlamento le leggi al riguardo, a farsi  nella società "obiettori di coscienza".


Ma se poi si tratta p.e. di profughi, i principi cristiani vengono letteralmente gettati in mare. 
Questa è la morale, l'osservanza di principi a singhiozzi di cui sono affetti molti politicamente, socialmente e privatamente.
La bontà, il principio di umanità, la comprensione, l'empatia si fermano per molti sull'uscio di "casa", dove casa è un proprio particolare interesse.
Ma i principi, la morale, la solidarietà umana non ha linee di demarcazione. Se sì, sono solo parole che usiamo a sproposito per abbellire e vendere come oro declinazioni di egoismi particolari.
Per capire ciò abbiamo bisogno di intelligenza, in primo luogo quella del cuore e temo che sia merce rara.

Maria Letizia Del Zompo

giovedì 11 maggio 2017

Il disincanto e l'amore


Quello che scrivo ad alcuni potrà forse sembrare naif, potrà non piacere o provocare un’alzata di spalle. Ma quello che scrivo lo sento, lo vivo, lo penso, è una parte di quello che sono.E comunque la verità è che, qualche volta, mi sento in difetto. Mi sento in difetto nei confronti di questi nostri tempi moderni. Non riesco a non scrivere d’amore, a non dar forma ai miei entusiasmi, alle mie passioni, al mio senso di compartecipazione con la natura e con gli altri.

Non è che lo veda sempre mezzo pieno questo benedetto bicchiere che è la nostra vita. Conosco il dolore, la sconfitta, le piccole meschinità, le mie ombre e quelle altrui. Conosco e soffro l’irrisolto mistero della nostra piccola vita che può sembrare insignificante, la disillusione di chi non crede più in un Dio infinitamente buono e giusto che ci ha messo su questo Terra per un determinato scopo. Conosco la disperazione per un mondo che sembra indomabile e impossibile da correggere, da redimere. Conosco e comprendo l’assunto per cui la realtà è una mera costruzione condizionata dalla nostra maniera di percepire le cose e di interagire con esse. So che per questo non ci sarà mai possibile conoscere la “VERITÀ”, trovare risposte alle domande che da sempre assillano la nostra piccola esistenza di uomini.

Ma se anche non conosceremo mai la Verità, è possibile conoscere la nostra, la verità delle nostre emozioni, se non potremo mai redimere il mondo, possiamo migliorarlo per qualcuno e per noi stessi abituandoci a gesti di altruismo, di comprensione, d’ascolto.

Ciò che scrivo scaturisce da questa impostazione di vita. È qualcosa di spontaneo, non è un voler star bene per forza. È un flusso, uno stato d’essere, che spesso è semplicemente lì, spontaneo, e vuole essere cantato, omaggiato, condiviso.

Mi chiedo se oggi non abbiamo bisogno proprio di questo, se non possa considerarsi un atto rivoluzionario parlare di cose antiche come gli amori che durano, gli incontri che toccano, gli affetti che resistono, le corrispondenze che ci scuotono, le idee che restano, della nostra nostalgia per tutto ciò quando non riusciamo a viverlo, spesso per paura.

Perché ci rimpiccioliamo e sacrifichiamo la nostra anima, intesa come la parte più profonda e vera di noi, sull'altare di una modernità che ci vuole talora freddi, distaccati, razionali, disincantati, disillusi? Perché non capire il disincanto come una faccia di quel sogno che è la vita e magari una fase necessaria e di transizione per andare oltre?

Io penso che siamo ammalati di negatività, di una razionalità mal intesa che non ci rende liberi ma schiavi dell’apparire. Penso che il voler apparire sia una conseguenza del vuoto che avvertiamo dentro ed il vuoto è una conseguenza del negarci l’unica cosa che su questo così complicato mondo ci fa star bene: l’amore, gli affetti che durano, gli abbracci che non finiscono, le passioni che ci coinvolgono. O di negarci la gioia di celebrarli.
Oggi potremmo farlo alla luce di una razionalità che ci ha donato la capacità di riconoscere le nostre proiezioni, donandoci maggiore consapevolezza. Per ritrovare il senso in un mondo ammalato di una razionalità fredda e vuota perché svuotata dell’anima, abbiamo bisogno di una razionalità che nutra la chiarezza del cuore. Abbiamo bisogno di saperci leggere dentro.E allora, chissà, potrebbero succedere cose che oggi sembrano utopie, fantasticherie di menti naif.
Ma la realtà non sarebbe quello che è, se di tanto in tanto non ci fossero state persone che hanno sognato l’impossibile.
Testo
Maria Letizia Del Zompo
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martedì 9 maggio 2017

Forse è perché da sempre amo scrivere



Forse è perché da sempre amo scrivere, come amo la musica e qualche volta mi invento qualche nota.
Forse perché amo i processi creativi in generale, siano essi inventarsi una ricetta, allestire un giardino che ricrei mente e cuore, concepire un marchingegno, disegnare un quadro, ideare un edificio, creare un oggetto.
Forse perché ritengo l’atto creativo in sé un atto di bellezza, un improbabile guizzo di luce nel buio, per quanto piccolo e magari insignificante negli occhi degli altri. Forse perché so e immagino quanto sudore emotivo, fisico, mentale ci possa essere dietro. 



Ecco per tutti questi motivi e altri che mi verranno in mente, ritengo giusto che ognuno dia “a Cesare quel che è di Cesare”, onori, riconosca all’altro il suo contributo alla bellezza. È un fatto di onestà, di riconoscenza, di sincerità.
E soprattutto è un passo verso se stessi e verso una vita che ci soddisfi di più.


Perché? Perché “appropriarsi” dei sudori altrui, qualunque essi siano, senza onorare, fa parte di una mentalità dell’apparenza e dell’opportunismo. E una vita fatta di apparenze, di io surrogati e presi in prestito, di piccole e grandi menzogne per suscitare l’ammirazione degli altri, è la via più semplice e diretta per una vita infelice, mentre tutti dichiarano di essere alla ricerca della propria felicità, non sapendo bene cosa significhi.

Una vita felice è una vita vissuta nella verità, anche quando fa male. Perché il dolore non è il rivale della felicità ma è solo l’altra faccia della gioia. L’antagonista della felicità, il suo killer, è la menzogna, piccola o grande che essa sia.

Avere il coraggio della verità significa avere il coraggio di essere felici.


Maria Letizia Del Zompo

domenica 7 maggio 2017

Quello che conta: cercare di essere giusti.




Ognuno di noi ha i suoi punti di forza e di debolezza, i suoi lati positivi e negativi, ognuno di noi può diventare in qualche momento invidioso, cinico, aggressivo, insolente.

La differenza tra le persone la fa soprattutto il grado di consapevolezza, la capacità di introspezione, il sapersi immedesimare nel’altro.

La differenza la fa il saper riconoscere la nostra parte di responsabilità in tutto ciò che ci accade, anche di negativo, la capacità di non indurire, di non serbare rancore quando veniamo feriti e di non diventare manipolatori a nostra volta se gli altri lo hanno fatto con noi.

La differenza la fa la facoltà di riconoscere quando sbagliamo, quando esageriamo, quando diveniamo ingiusti.


Queste capacità non ci rendono necessariamente più buoni ma più giusti. E questo, penso, sia l’unica vera cosa che conti veramente. Cercare di essere giusti.


Testo
Maria Letizia Del Zompo

mercoledì 3 maggio 2017

Viaggiare - Un tempo dell'anima

Hawaii - Isola di Kauai

Amo viaggiare, amo vedere posti nuovi, amo quell'acuirsi dei sensi quando ciò che mi circonda non mi è familiare, quel vago senso di paura che si risolve in movimento e iniziativa, quella curiosità disposta alla meraviglia.
Amo quel tempo sospeso che sembra dilatarsi e fare di minuti eternità. Amo ciò che non conosco perché mi costringe a vedere con occhi nuovi. Amo le lingue straniere anche se non le comprendo, i gusti esotici, i profumi sconosciuti.
Amo cadere distrutta nel letto la sera per aver camminato troppo e sentirmi l'anima dilatata dalla bellezza.


Testo e foto
Maria Letizia Del Zompo

Felicità significa sapere di poter scegliere.



Pensavo di esser rimasta intrappolata nel braccio paludoso di un grande delta. Poi intravvidi una cacciatrice, acquattata tra le canne con il suo cane, osservare attenta uno stormo di uccelli. Non sparò quel giorno, non ne aveva bisogno. Le bastavano i suoni e i colori della natura.

Avevo sognato. Al risveglio compresi che felicità significa poter scegliere.
La felicità è figlia della speranza e della capacità di saper valutare situazioni apparentemente identiche in maniera diversa. Ciò che sembra un naufragio, un impaludamento può essere l'occasione di rimanere in silenzio per incontrare se stessi, catturare la bellezza del momento e sentirsi nuovi.

Sapere di poter scegliere anche quando la scelta sembra impossibile.

Questa è una delle tante facce della felicità.


Testo

Maria Letizia Del Zompo

martedì 25 aprile 2017

La differenza, in una relazione, la fa sempre e solo l’amore e il rispetto.


Leggendo alcuni post su facebook, mi sono accorta che c’è una grande discussione sull'età della compagna o moglie (se l’una o l’altra, non me ne importa nulla) di Macron, possibile futuro Presidente della Francia.

Ecco, penso che a tutti, come a me, dovrebbe importare un fico secco se io (per dire) scelgo come compagno un uomo o una donna, o entrambi a piacimento, qualcuno più giovane o più vecchio, bello o brutto, italiano o del Timbuctù, con più o meno peli. Le scelte private sono appunto private e insindacabili.

La differenza, in una relazione, la fa (e dovrebbe farla) sempre e solo l’amore e il rispetto. 

Tutto il resto sono chiacchiere assurde e inconcludenti da bar, per distrarci dalle nostre incapacità e mancanze, dalla nostra infelicità. Se dobbiamo discutere e criticare o indignarci facciamolo contro chi non rispetta il proprio partner, chi usa violenza fisica e psicologica fino all'omicidio. Questi sono gli argomenti su cui dovremmo riflettere e discutere, cui dedicare un po’ della nostra curiosità e passione.


Maria Letizia Del Zompo

25 Aprile, la lotta per una vita onesta e libera non termina mai. Dedicata a mio padre


Questa giornata della Memoria voglio dedicarla a mio Padre e con lui a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pagarono con la loro vita, la fatica, le privazioni, la libertà di cui oggi godiamo e che dobbiamo continuare a difendere perché è un bene fragile, come tutte le cose che veramente contano.

La dedico a mio padre che nel lontano 8 Settembre del 1943, trovandosi a bordo del rimorchiatore Datura, presso Salins d'Hyeres al Sud della Francia,  dopo la proclamazione dell’Armistizio preferì la deportazione e il campo lavoro, piuttosto che la collaborazione con i tedeschi.

La dedico a mio padre che fu ed è ancora il filo rosso della mia vita, quello che mi impedì in momenti di difficoltà di smarrire il sentiero; la mia ancora, quella che mi diede respiro in porti sicuri dopo giornate, mesi, anni di tempesta. Mio padre dal quale imparai il coraggio dell’onestà e la bellezza del perdono, da cui imparai la responsabilità dei miei atti e delle mie parole. Mio padre dal quale appresi che l’amore non ha condizioni ma non ci esime dall’obbligo di essere equi.

Mio padre dal quale imparai anche il paradosso, la contraddizione, la difficoltà del bene, l’impossibilità di essere giusti sempre. Mio padre che mi trasmise anche il suo dolore, le sue paure, le sue rabbie.

Mio padre che porto nel cuore come voce della mia coscienza e come testimone dell’ultima battaglia, la più difficile, quella che mi rese finalmente liberà. L’amore rende schiavi se non si emancipa dall'oggetto dell’amore ed io dovetti seppellire alcuni dei suoi contraddittori insegnamenti per aver anch'io il coraggio delle mie idee. Dovetti seppellire la paura di deluderlo per essere autentica. Dovetti avere il coraggio di poter fallire per poter crescere.

È una battaglia continua quella per una vita onesta e libera, qualcosa in cui talora si fallisce o si rischia di fallire. Ma ciò non ci esime dal continuare nel tentativo.

In memoria dei nostri cari. Facciamolo anche per loro.


Testo
Maria Letizia Del Zompo

lunedì 24 aprile 2017

Se pensi che gli immigrati ci rubino il lavoro




Se sei tra quelli che si lamentano che gli immigrati rubano il lavoro agli italiani, chiediti:
Mi è stato mai preferito uno straniero per un concreto posto di lavoro al quale aspiravo o è capitato alla maggior parte degli “italiani” che conosco personalmente?
Se la risposta è no, chiediti:
·    Perché sostengo tesi che non hanno riscontro nella mia esperienza personale?
Se la risposta è sì, chiediti:
·      L’altro era più preparato e qualificato?
              Se la risposta è di nuovo sì, chiediti:
·  Perché invece di prepararmi e studiare di più, ritengo che  mi sia
   dovuto qualcosa anche quando sono in difetto?
   Se la risposta a questa seconda domanda è no e l’immigrato lo 
   hanno preferito solo perché possono pagarlo di meno, chiediti:
·  Perché me la prendo con lo straniero e non con il datore di lavoro che sfrutta, o con un sistema politico corrotto ed incapace; perché preferisco prendermela con i deboli e non con i potenti?

Se queste poche domande ti sembrano già troppe o troppo complicate, chiediti perché molti pensano che il razzismo abbia a che fare con l’ignoranza.


Maria Letizia Del Zompo