La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima.
Carl
Gustav Jung
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giovedì 11 maggio 2017
venerdì 7 aprile 2017
Quando capirai dal profondo del cuore
Quando capirai veramente, nel profondo del tuo cuore, che il
mondo si esprime in cicli e tutto ritorna, che tutto è congiunto, che gli
opposti sono unità, e quello che tu ritenevi la soluzione è il quesito e
viceversa, e che il bene non può esistere senza il male, né l’alba senza il
tramonto o il sorriso senza la lacrima. Quando capirai questo, non con la tua
testa ma nel profondo del tuo cuore:
all’inizio dispererai, perché ti sembrerà di non avere
più ideali,
niente per cui combattere.
I tuoi castelli franeranno rovinosamente,
come le tue certezze
e imprecherai contro la tua voglia di andare fino in
fondo,
desidererai di chiudere gli occhi e dimenticare quello
che hai capito.
Ma prima o poi prenderai le tue decisioni.
Potrai far fina di niente ma difficilmente ti riuscirà,
potrai rinunciare ai tuoi desideri e la via sarà lunga,
potrai vivere come se la vita fosse un gioco con benevolo
distacco,
potrai diventare cinico e rinunciare alla tua umanità.
Ma potrai anche decidere di vivere la tua vita a piene
mani,
di prendere meno sul serio te stesso ma più sul serio gli
altri,
di appassionarti sapendo che non sei tu la fonte della
passione,
ma qualcosa che viene da lontano e ti attraversa,
qualcosa a cui tu dai temporaneamente una dimora,
sapendo che niente ti appartiene
e niente e nessuno ti deve qualcosa.
E allora quello che fai, fallo bene,
amalo come se non ci fosse altra scelta,
ricordati che sei custode
e responsabilità risiede in ogni tuo atto.
Ringrazia tutto e tutti coloro ai quali potrai regalarti,
perché sono loro che si stanno donando.
Ma sappi sempre e in ogni istante
che non sei e non sarai perfetto, mai,
che continuerai a fare i tuoi errori,
a porti le tue
domande,
a disperare per le
tue contraddizioni,
a sentirti pieno di ombre,
a ferire anche chi ami.
Perché la vita, finché è vita, non sarà mai certezza
e non sarà mai compiuta,
ma solo un’approssimazione del cerchio,
un anelito,
un palpito,
e se avrai fortuna
un canto a più voci
e una danza.
Testo
Maria Letizia Del Zompo
giovedì 6 aprile 2017
Ode alla disillusione
DAL DIARIO DI UN DISILLUSO
Non ha forse bisogno il mondo di uno sguardo finalmente scarno, essenziale, crudo, per progredire? Dove ci ha portato l’edificazione di noi stessi, se non allo sfascio?
Non ha forse bisogno il mondo di uno sguardo finalmente scarno, essenziale, crudo, per progredire? Dove ci ha portato l’edificazione di noi stessi, se non allo sfascio?
Tutti (non mi escludo) vogliono sentirsi giusti, buoni, onesti. Tutti rivendicano per sé capacità di ascolto, benevolenza, generosità, buon cuore. Tutti pensano di aver ragione, anche se dicono di voler imparare dagli altri. Tutti pensano di essere, se non i soli, almeno i più degni rappresentanti dell’amicizia, fedeltà, coerenza, del saper accordare stima, della capacità di non deludere. Tutti pensano di aver dato tutto, di meritarsi amore e affetto, stima e riconoscenza. Tutti sono il meglio di tutto e, allora, ditemi come mai il mondo è il luogo orripilante che è?
Come mai non trascorre attimo in cui, da qualche parte nel mondo, un uomo non uccida un suo simile, lo denigri, sfrutti, abbandoni a se stesso, discrimini, in cui un essere umano non si sia macchiato di avidità, indifferenza, noncuranza dell’ambiente in cui vive? Come mai, se a sentirci, siamo tutti così buoni, bravi e giusti? Come mai il mondo è l’inferno che è? Possibile che tutti gli ingiusti tacciano? Forse sono proprio loro, i loquaci assertori di se stessi, i primi colpevoli.
Ma non è questo il punto. Si tace e si parla a sproposito da entrambi i lati. La verità è che i lati non sono così netti. Anzi non lo sono affatto. La verità è che non esiste verità su questa terra, se non come anelito alla stessa, come approssimazione grossolana, e che in primo luogo mentiamo a noi stessi. Le prime bugie le diciamo sempre a noi stessi, e spesso finiamo per crederci. Senza accorgercene. Vittime delle nostre stesse finzioni.
Ci illudiamo di essere buoni e giusti perché così vogliamo vederci, perché tutto il resto ci fa troppo male. Ci fa male vedere che anche noi deludiamo, abbandoniamo, ci voltiamo dall’altra parte, non ci siamo quando dovremmo, siamo invidiosi magari anche quando giuriamo di riconoscere il merito dell’altro. Fa male riconoscere che la nostra delusione è quasi sempre figlia di una delega all’altro, una delega che nessuno ci ha chiesto, né ci ha indotto a chiedere. Una delega per la felicità, il soddisfacimento di sogni e bisogni segreti che non riusciamo a soddisfare e non sappiamo appagare con le nostre forze, il nostro impegno. Fa male riconoscere la propria codardia quando rimproveriamo agli altri di averci sottomessi, e continuiamo a restare per pigrizia o paura. La verità è che ognuno di noi ha quasi sempre una scelta, ma spesso non ne fa uso.
Si obbietterà che ci sono situazioni in cui non si può scegliere, in cui è chiaro chi sia il buono e chi il cattivo. Sicuramente. Nessuno può essere ritenuto corresponsabile se tenuto in catene. Un bambino non è mai responsabile degli orrori che subisce, né qualsiasi persona che venga abusata, torturata, privata dell’essenziale da avidità e guerre. In queste situazioni non esiste corresponsabilità. Non ci sono corresponsabilità della vittima quando si compiono crimini contro l’umanità e la dignità della persona, quando si è in balia di sistemi coercitivi che tolgono alla vittima qualsiasi possibilità di scelta. Ma la stragrande maggioranza delle situazioni, in una vita “normale”, non contempla nulla di tutto ciò.
Nella maggioranza delle situazioni possiamo scegliere e siamo liberi di gettare uno sguardo nella vera natura dei nostri sentimenti. Ma noi ci vogliamo vedere belli a tutti i costi, rivivere forse lo sguardo del genitore, della madre che ci amò incondizionatamente, nel migliore delle ipotesi.
Ma se questa
è la base, non siamo forse destinati a ripeterci, ad anelare all’incoronamento
di noi stessi? Non c’è un difetto di fabbrica di cui siamo vittime
inconsapevoli e innocenti?
Penso, invece, che possiamo imparare a guardarci dentro, senza sconti, con uno sguardo lucido e scarno, privo di giustificazioni e di benevolenza. Ci siamo voluti fin troppo bene.
Non è questo in contrasto con ciò che spesso si afferma e cioè che sia essenziale amarsi per amare?
Penso, invece, che possiamo imparare a guardarci dentro, senza sconti, con uno sguardo lucido e scarno, privo di giustificazioni e di benevolenza. Ci siamo voluti fin troppo bene.
Non è questo in contrasto con ciò che spesso si afferma e cioè che sia essenziale amarsi per amare?
Rispondo che non c’è contraddizione tra l’amarsi e il bisogno di uno sguardo disilluso verso se stessi. Non è forse il più grande atto d’amore osare uno sguardo sincero verso se stessi? Il più grande atto di amore verso tutto ciò che ci circonda? Non è ridimensionando noi stessi che ridiamo spazio e respiro agli altri? Un atto di amore e di umiltà. Umiltà, una parola che non gradisco veramente. Una parola spesso abusata e che nasconde in sé, quando pronunciata, un peccato d’orgoglio. L’umiltà è una qualità di cui paradossalmente ci si vanta. Tutte le volte che diciamo: “Sono buono, sono umile, sono questo e l’altro”, stiamo adulando noi stessi.
Dovremmo smetterla di autodefinirci, di incensarci, di vederci al centro di tutto, sia come singoli, nel contesto in cui viviamo, sia in generale, come specie. Noi uomini ci siamo creduti il centro del creato, dell’universo, ma siamo solo un granello che, nella esagerata benevolenza verso se stesso, la propria intelligenza e il proprio significato, ha sacrificato tutto il resto, in uno sterminato atto di superbia.
Quindi oso questa ode al ridimensionamento di sé, alla disillusione.
Spero che la
intonino in molti.
Testo
Maria Letizia Del Zompo
Maria Letizia Del Zompo
venerdì 31 marzo 2017
Intelligenza è saper leggere dentro le persone e i fatti
Per
le mie riflessioni di oggi prendo spunto dalla seguente frase:
“L'intelligenza
non è avere tante informazioni, è imparare a pensare, è saper leggere dentro le
persone e i fatti.” (Cit. di Rocco Scozzarella)
Saper leggere i fatti è il presupposto per essere
cittadini liberi, liberi da schemi e pregiudizi, dalle mode del momento e non
essere in balia dell'imbonitore di turno. Saper leggere dentro le persone è il
presupposto per rapporti veri e profondi e, secondo me, per una vita felice,
perché ci permette di scegliere accuratamente le persone di cui circondarci. Ma
è anche una capacità sfiancante. Spesso ci si accorge delle altrui emozioni e motivazioni prima ancora che queste siano consapevoli
alle persone stesse. E qui sta il punto. Come non si può amare se non ci si
ama, così non si può capire gli altri se non si è ben consapevoli di se stessi,
delle proprie proiezioni, per esempio delle aspettative che spesso
ingiustamente nutriamo. Così accade che, si pensa di saper leggere dentro gli
altri, ma si vedono negli altri solo le proprie ombre. La conoscenza di sé,
dell’altro, del mondo è un percorso, spesso a ostacoli ma entusiasmante. Voi
che ne pensate?
Testo
- Maria
Letizia Del Zompo -
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