Questa giornata della Memoria voglio dedicarla a mio Padre e con lui a tutti gli uomini e le donne di buona volontà che pagarono con la loro vita, la fatica, le privazioni, la libertà di cui oggi godiamo e che dobbiamo continuare a difendere perché è un bene fragile, come tutte le cose che veramente contano.
La
dedico a mio padre che nel lontano 8 Settembre del
1943, trovandosi a bordo del rimorchiatore Datura, presso Salins d'Hyeres al Sud della Francia,
dopo la proclamazione dell’Armistizio preferì la deportazione e il campo
lavoro, piuttosto che la collaborazione con i tedeschi.
La dedico a mio padre
che fu ed è ancora il filo rosso della mia vita, quello che mi impedì in
momenti di difficoltà di smarrire il sentiero; la mia ancora, quella che mi
diede respiro in porti sicuri dopo giornate, mesi, anni di tempesta. Mio padre
dal quale imparai il coraggio dell’onestà e la bellezza del perdono, da cui
imparai la responsabilità dei miei atti e delle mie parole. Mio padre dal quale
appresi che l’amore non ha condizioni ma non ci esime dall’obbligo di essere
equi.
Mio padre dal quale
imparai anche il paradosso, la contraddizione, la difficoltà del bene,
l’impossibilità di essere giusti sempre. Mio padre che mi trasmise anche il suo
dolore, le sue paure, le sue rabbie.
Mio padre che porto
nel cuore come voce della mia coscienza e come testimone dell’ultima battaglia,
la più difficile, quella che mi rese finalmente liberà. L’amore rende schiavi
se non si emancipa dall'oggetto dell’amore ed io dovetti seppellire alcuni dei
suoi contraddittori insegnamenti per aver anch'io il coraggio delle mie idee.
Dovetti seppellire la paura di deluderlo per essere autentica. Dovetti avere il
coraggio di poter fallire per poter crescere.
È una battaglia continua quella
per una vita onesta e libera, qualcosa in cui talora si fallisce o si rischia
di fallire. Ma ciò non ci esime
dal continuare nel tentativo.
In memoria dei nostri cari. Facciamolo anche per
loro.
Testo
Maria Letizia Del Zompo
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