La sconfitta non risiede nella mancata approvazione di una Riforma Costituzionale che poteva rappresentare una semplificazione del sistema a vantaggio di tutti (rimango di questa opinione, forse a torto, ma tant’è). Non è questo il punto.
Hanno e rischiamo di perdere noi tutti perché il messaggio del voto, per il momento, sembra rimanere nella sostanza inascoltato.
Qual è stato il messaggio del voto?
Penso si possa convergere
su tre punti fondamentali, secondo me nel seguente ordine:
1) C’è una maggioritaria fetta del Paese che non ce
la fa più (prevalentemente giovani e giovani famiglie), che non si riconosce
nel racconto ottimistico del nostro ormai ex Premier e che vorrebbe vedere
finalmente risolti i propri problemi;
2) Gli italiani sono refrattari a modifiche “consistenti”
della Costituzione e non accettano che si facciano a colpi di maggioranza. La Carta
Costituzionale è di tutti e le regole si scrivono insieme;
3) Il popolo italiano non è per nulla disaffezionato
alla Cosa Pubblica ed esprime una volontà di partecipazione.
Se questo è stato il messaggio del voto, non mi
sembra che molti si siano veramente soffermati sul merito della questione.
Molti
di coloro che si ritengono vincitori gridano solo “al voto al voto” (sperando
probabilmente che nessuno gli dia ascolto). I perdenti, in cuor loro, non si
ritengono tali perché ritengono 13
milioni di voti un bottino elettorale, da ascrivere quasi interamente all’ex Premier,
e dal quale poter ripartire.
Quindi il primo sconfitto, a parer mio, è il popolo
italiano che, almeno per il momento, continua a rimanere inascoltato, poiché
ancora nessuno sembra voler rispondere alle domande che implicitamente sono
state poste: come vanno risolti la
questione giovanile, la mancanza di occupazione, la povertà, il problema
dell’immigrazione, la corruzione, per citare solo alcuni dei gravi problemi che
ci affliggono e rimangono tutt’ora senza risposta.
Tutti sembrano voler approfittare politicamente del
risultato del voto, proponendo però poco o nulla.
Il Movimento 5 Stelle trova improvvisamente
attraente una legge elettorale che riteneva un attentato alla democrazia (se
pur modificata) e vuole andare subito al voto; Berlusconi, redivivo, sembra ritenersi
estraneo al disastro del Paese così come tutta la sua parte politica, e non si
sa bene cosa proponga; il Pd è impantanato in diatribe interne, con un premier
dimissionario ma ancora Segretario del partito, ed un minoranza variegata che
non sa decidersi su cosa vuole fare da grande.
Nell’orgia di una miopia generale a destra, sinistra
e manca, tutti all’arrembaggio del potere, nessuno sembra osare uno sguardo
serio su ciò che mette da tanto tempo in ginocchio il Paese e che richiede
urgenti risposte.
Si può obiettare che siamo solo agli inizi di un percorso
che ci porterà, speriamo entro l’estate, al voto e quindi al confronto
progettuale tra forze politiche in campo. Ma i segnali non sono confortanti.
Quindi auspico che tutti acuiscano lo sguardo e la
mente, facciano un bagno di umiltà e ripartano dai bisogni reali della nostra bellissima,
strampalata e speriamo non ingovernabile Italia.
Un’utopia? Forse, ma la
sconfitta non è un destino. Possiamo ripartire ma per farlo dobbiamo lasciare
da parte, noi tutti, le faziosità che ci annebbiano lo sguardo, le tifoserie
che ci portano alla delegittimazione reciproca e trasformano la politica e l'intero
Paese in un perenne e inconcludente campo di lotta.
Siamo tutti dalla stessa parte e nessuno si senta
escluso.
Articolo di
Maria Letizia Del Zompo
Articolo di
Maria Letizia Del Zompo
Link di approfondimento:
La solitudine dei giovani elettori: ecco perché hanno votato No.
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