lunedì 14 novembre 2016

Trump fa sul serio ... e non possiamo rimanere a guardare




“Circa 45 milioni di persone sono vittime di una tratta umana in tutto il mondo, di queste 13 milioni sono bambini e ragazzi”.
“Serbia, centinaia di migranti in marcia sotto la pioggia verso la Croatia … sono in maggioranza afgani o pakistani. Non hanno nulla da perdere fuorché le loro catene. Sono in cammino verso l'Europa, terra promessa”, sperando che l’EU apra le sue frontiere e li accolga.
“Clima, due gradi in più e parte del mondo va sott’acqua. Anche parte dell’Italia. Un grado l’abbiamo già superato” e potremo limitare l’aumento della temperatura della Terra a due gradi, solo se tutti i Paesi rispetteranno gli accordi presi nella Conferenza di Parigi sul clima, finalmente firmati anche da USA e Cina, i maggiori produttori dei gas serra.

Leggo questi tre articoli e ripenso all’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti D’America, Donald Trump. E non riesco a non sentirla come la notizia peggiore. Forse la più grave. Una esagerazione? Temo di no e spiegherò il perché.

Le prime mosse del nuovo Presidente lasciano presagire che, molto di quello che aveva espresso durante la campagna elettorale, è da prendere alla lettera. Dopo qualche passo indietro sull’Obamacare, Trump conferma che il muro ai confini con il Messico si costruirà, che alla Corte Suprema nominerà un giudice a favore della detenzione di armi e contro l’aborto, che l’energia da combustibili fossili verrà potenziata.

Trump fa sul serio. Non è un attore che ha appagato il suo bisogno di protagonismo ed è intenzionato a cambiare il suo copione.
In che cosa risiede la sua pericolosità? Nelle sue ricette economiche obsolete; nel suo modello di società che ci riporta indietro di decenni; nella possibilità che il suo esempio contagi altre realtà. Le destre d’Europa si sentono già legittimate alla scalata al potere. Così Marine Le Pen e Salvini si candidano a guidare come futuri Premier i loro rispettivi paesi.

Alla paure ed incertezze di una larga fetta del popolo americano, Trump risponde con slogan semplici: chiudiamo le frontiere, rispediamo gli indesiderati a casa, alziamo muri, rimettiamo in moto l’economia abbassando le tasse, proteggendo i nostri prodotti, diventando autarchici per quanto riguarda l’energia, scavando di nuovo e di più per estrarre petrolio, carbone, gas. L’innalzamento delle temperature non ci riguarda. Rifacciamo grande l’America premiando le capacità di chi vuole farcela, senza assicurarci però che tutti abbiano le stesse posizioni di partenza, siano “uguali” tra loro.
Sono le stesse ricette liberali che ci hanno portato al disastro cui stiamo assistendo. I mercati finanziari verranno di nuovo deregolamentati, l’ambiente depauperato e imbruttito, andrà avanti chi riuscirà ad adattarsi meglio ad una società di lupi diventando lupo esso stesso. Diritti acquisiti (pensiamo all’aborto) saranno rimessi in discussione. Ad una politica di inclusione si passerà quindi ad una politica di esclusione. Questo non ha mai fatto bene ad un popolo e nemmeno alla sua economia.

Chi ha votato Trump, lo ha fatto nella speranza di poter rientrare in un guscio che è ormai rotto da tempo. La globalizzazione è in atto e non è arrestabile, trainata com’è dalle nuove tecnologie che ci connettono tutti gli uni agli altri. Non esistono dazi che possano arrestare l’economia digitale e non esistono mura che possano tener fuori una popolazione crescente che fugge da paesi in cui regna la fame e la guerra, che scappano da terre arse dalla siccità, da coste minacciate dall’acqua. E questo è solo l’inizio.
Perché c’è una natura che fa il suo corso dettato da leggi fisiche che l’uomo ha voluto ignorare per troppo tempo. L’atmosfera si surriscalda, i ghiacciai si sciolgono e i mari si alzano e molte delle nostre coste sprofonderanno nell’acqua. Alcune zone subiranno sempre più la siccità, altre il freddo perché il delicato sistema climatico è irrimediabilmente compromesso.

Una economia basta sul profitto, sulla speculazione finanziaria e sullo sfruttamento dell’ambiente e delle persone (cui è stato inculcato il mito della felicità basata sul consumo) ha minato le nostre vite, rendendole precarie, fisicamente, psicologicamente, socialmente e sta distruggendo il pianeta ormai a passi da gigante. Grandissime fette della popolazione mondiale non ha accesso al benessere e viene sfruttata, deportata, abusata. Assetati di potere che si nascondono dietro ideologie religiose estremiste, con cui indottrinano la loro manovalanza, insanguinano le nostre città, fomentano e conducono guerre provocando diaspore di dimensioni mai viste.

 Quali muri vogliamo erigere per tener fuori gente che scappa per i più diversi motivi dalla morte e dalla fame certa?
Abbiamo bisogno di nuove risposte alle incertezze dell’uomo moderno. Tutto quello che è stato sperimentato nel passato non ci aiuterà. L’uomo forte al comando non è mai stato in grado di risolvere i problemi complessi di una società. Tanto meno oggi. I problemi che ci troviamo ad affrontare sono inauditi e dannatamente complessi. Per risolverli ci vorrebbe quello spirito di collaborazione che la stessa rete digitale ci suggerisce, ma che al momento tira fuori, per lo più, solo i nostri istinti peggiori.

I problemi sono immani ma abbiamo una chance. E la chance sta proprio nella forza che abbiamo nell’insieme. L'elezione di Trump paradossalmente lo dimostra. I nostri comportamenti possono condizionare le decisioni di chi ci vuole sudditi. Possiamo trasformarci da “massa” amorfa a "massa" virtuosa. Abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo di consapevolezza, che non può non iniziare da una presa di coscienza individuale.

La chance risiede proprio nella minaccia di veder compromessi diritti acquisiti ed inalienabili. Ciò potrebbe scuoterci dal torpore e farci prendere coscienza della potenza che abbiamo come “consumatori” e cittadini nell’insieme.
La minaccia potrebbe svegliare le nostre risorse migliori. Gli eroi nascono là dove i diritti vengono calpestati, la vita è più dura e fa più paura.
E gli eroi, a differenza dell’uomo forte, non sono solisti innamorati di se stessi ma team player, costruttori di reti virtuose.

Maria Letizia Del Zompo

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