Sono qui, pronto, non so a cosa.
Intorno a me è
ancora buio ma un tenue bagliore si staglia su un confuso lontano orizzonte. La
luce sfrangia man mano l’oscurità e un fine pulviscolo opalescente mi danza
attorno. Lo spazio respira, si espande e contrae.
Io sono solamente un palpito,
non ho forma, solo intento, l’intento di un gesto. Esisto come un pensiero al
centro di questo buio che si va animando di luce e vita e mi ruota intorno. È
come un riemergere dal profondo di un sogno, da una dimensione in cui ero, senza
averne consapevolezza. Avverto che già esistevo ma non conoscevo confini.
Forse
è questo la consapevolezza, un innalzare frontiere.
Emergere dall’indistinto,
oceanico esistere significa sapere di essere altro dall’altro.
È questo il
prezzo della coscienza di sé: la distinzione, la demarcazione, la linea di
confine che ci separa da tutto ciò che ci circonda.
Forse l’amore
nacque per riunire ciò che la consapevolezza divide.
Ora sento affiorare una mano. Vedo dita che si muovono, un pollice in contrapposizione
all’indice. Fu questo che contraddistinse l’emergere dell’uomo, lo strumento che gli permise di
sottomettere il mondo.
Ma le dita si uniscono di nuovo. È solo un flash ciò
che fummo, un miracolo e una dannazione, giardini pensili e cattedrali, ponti e
grattacieli, sommergibili e aeroplani, macchine e navicelle spaziale, nubi
tossiche, esplosioni, nebbie che toglievano il respiro, lo scioglimento dei
ghiacciai.
Ho di nuovo pinne e il mare è la mia casa.
L’esperimento uomo si è concluso. I pensieri sono sciabordii e non ho voce. Non
quella che vagamente ricordo, ma suoni interrotti e sincopati come un batter di
metallo. I confini scemano man mano … ed è finalmente pace.
Testo di Maria Letizia Del Zompo
Testo di Maria Letizia Del Zompo
Nessun commento:
Posta un commento